In Evidenza Le interviste d'autore di Carmen Minutoli Teatro Televisione

DANIELA GIORDANO: Teatro -Tv – Cinema. Artista a tutto tondo.

LE INTERVISTE D’AUTORE DELLA GIORNALISTA CARMEN MINUTOLI

Questa intervista all’attrice Daniela Giordano mi ha dato l’occasione  di conoscere una donna altruista, determinata, con grande autostima e consapevolezza di sé stessa e dell’importanza  di amare  tutti disinteressatamente. Sceneggiatrice  e Regista  ha viaggiato molto all’estero cogliendo la bellezza della diversificazione. Consiglia ai giovani esordienti di provare ma solo se hanno la vera passione  artistica perché  un percorso  difficile.

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Daniela Giordano: attrice da sempre?

A dire il vero da piccola volevo fare la veterinaria, ho sempre avuto una passione e una grande attenzione per gli animali. E’ un universo a noi molto prossimo ma con il quale ci rapportiamo poco, non li rispettiamo, li usiamo. Ho sempre vissuto con i gatti, tranne due parentesi con dei cagnolini trovatelli, e lo ritengo un privilegio e una fortuna. Arricchisce moltissimo il rapporto con gli animali, ti mette costantemente alla prova e ho sempre trovato che da loro ci sia molto da imparare. Sono vegetariana da vent’anni. Ma il teatro era sottopelle. Da bambini con mia sorella, mio fratello e i miei cugini organizzavamo deliziosi spettacoli domenicali, con danza su musica di Tchaikovsky, del quale possedevo un 33 giri con le danze ungheresi, e poesie prese dal sussidiario. La passione per le arti c’è sempre stata, ho studiato danza classica e moderna, da adolescente mimo e clownerie e poi canto lirico. In quarta ginnasio, di nascosto dai miei genitori, entrai a far parte di una compagnia di giovani universitari nella quale c’erano Gianni Clementi che poi sarebbe diventato un grande autore drammatico e Massimo Wertmuller. Amici da sempre, posso dire.

Ha studiato all’Accademia Silvio D’amico ed ha esordito  come attrice di teatro. Ci racconta?

La decisione di volere fare l’attrice è arrivata dopo la maturità classica. Avevo vinto un provino per uno spettacolo musicale. Fino a quel momento gli spettacoli ai quali avevo partecipato con la compagnia universitaria erano tutti autofinanziati, era la prima volta che invece per fare qualcosa che mi piaceva tantissimo, venivo pagata. Stare sul palcoscenico mi piaceva proprio, ho capito lì che fare l’attrice era la mia strada. I miei genitori erano molto preoccupati a dire il vero, preferivano un futuro più solido per me, magari giornalista come mio padre o docente come mia madre. Ma vinsi la difficile selezione per entrare in Accademia e da lì in poi mi hanno sempre sostenuta tantissimo, e di questo li ringrazierò sempre. L’Accademia è stata fondamentale per la mia formazione e fondamentali gli incontri con dei grandi maestri Luca Ronconi, Aldo Trionfo, Andrea Camilleri, Lorenzo Salveti, Mauro Bolognini, Mario Ferrero e gli insegnamenti di grandi interpreti Marisa Fabbri, Franca Nuti, Monica Vitti, Gastone Moschin. Uscita dall’Accademia ho lavorato subito e potrei dire continuamente. Arrivai in finale per il ruolo di Laura in Zoo di vetro e il regista Giancarlo Sepe, sensibile e visionario, con il quale lavorerò in molti altri spettacoli, mi scelse. Il ruolo della madre doveva essere interpretato dalla grande Lilla Brignone, che ho avuto l’onore di conoscere ma la malattia glielo impedì. Debuttammo quindi al Teatro Valle, con Olga Villi, Luigi Di Berti e Pino Tufillaro. Fu un grande successo. Il teatro non era mordi e fuggi come oggi. Le compagnie duravano l’intera stagione, si partiva a ottobre e si finiva a maggio. Poi c’erano le estive. Ho girato tutta l’Italia e recitato nei teatri più belli del nostro paese, grandi e piccoli. Anni d’oro del teatro con grandi compagnie, recitando accanto ad attori meravigliosi Gabriele Lavia, Umberto Orsini, Eros Pagni, Carla Gravina, Carlo Giuffrè, con registi con una visione del teatro unica e universale: Giancarlo Cobelli, Gabriele Lavia, Jury Liubimov, Marco Sciaccaluga, Benno Besson, Valerio Binasco. Il teatro era la mia casa e la mia bottega.

La notorietà  arriva al grande pubblico per il suo ruolo  di Agnese, moglie  di Paolo nel film per la TV “Borsellino”. Un film importante per tematica in ricordo di un grande magistrato. Quale emozione?

L’emozione più grande fu vincere quel provino! Tranne qualche incursione nel cinema e nell’audiovisivo fino a quel momento avevo solo fatto teatro. Ero in Tao Due per un altro provino per una serie (non esistevano i self tape !!!) e Pietro Valsecchi, il produttore, entrò nella stanza e si sedette alle spalle del regista, fissandomi. Ero un po’ imbarazzata. Poi disse:<<Hai fatto il provino per Agnese Borsellino>>? Qualche giorno dopo fui convocata per fare il provino con il regista del film Gianluca Tavarelli e Giorgio Tirabassi che avrebbe interpretato il ruolo del giudice. Fui scelta. C’era molto rispetto, umiltà e desiderio di aderire a questa tragica pagina della nostra storia, per diventarne in qualche modo testimoni . Fu un’esperienza bellissima. E questo amore e riconoscenza credo che sia rimasto impresso insieme alle immagini, perché ancora oggi il film Borsellino è replicato ogni anno nell’anniversario della strage e visto da milioni di spettatori ogni volta.

Ha recitato in Don Matteo, Distretto di polizia, Il Commissario  Montalbano… tutte fiction a sfondo  poliziesco… È  un caso oppure le piace il genere?

E’ sicuramente un caso, per me una grande opportunità sempre. Non avevo mai fatto caso a questa prevalenza di genere! Recitare con colleghi meravigliosi come il mio compagno d’Accademia Luca Zingaretti, Terence Hill, Massimo Dapporto, è sempre viaggiare in prima classe.

Chi è oggi Daniela? Ovvero dagli esordi  artistici cos’è  cambiato nel tempo?

E’ successo che la mia inguaribile curiosità e il bisogno di rigenerarmi continuamente, sono profondamente irrequieta, hanno disegnato il mio percorso. Ho iniziato a sentire il bisogno di dare voce a quella moltitudine di parti di me che ancora dovevano trovare la possibilità di esprimersi. Il bisogno di raccontare le mie storie. Sono arrivati la scrittura per il teatro prima, per il cinema poi. La regia per il teatro prima, per il cinema poi. La creazione di un grande Festival internazionale di teatro, danza, cinema , musica, Festa d’Africa Festival, che ho creato e diretto per 15 anni a Roma e che tra i tantissimi riconoscimenti nazionali e internazionali, ha in più edizioni ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica. Oggi sono quella che sono. Non ho lasciato indietro nessuna parte di me. Ho una figlia meravigliosa che si è formata anche lei all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico, giovane attrice di grande talento. Continuo a lavorare in progetti che mi appassionano. Scelgo di più, questo sì, ed è una conquista e un privilegio poter scegliere quello che fai. Ho capito che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e non mi piace perderlo. Mi occupo anche dei diritti della mia categoria, insieme alle compagne e i compagni del direttivo di Unita e come delegata audiovisivo nel Nuovo Imaie.

Progetti  passati e recenti già realizzati? Per esempio  nel 2018 firma il suo corto “Di chi è la Terra?” Perche’ questo progetto e com’è  andata?

E’ stato il mio debutto in cinema come sceneggiatrice e regista. E’ stata un’avventura inimmaginabile, alla quale sono seguiti dei risultati inaspettati, più di 25 premi ricevuti in festival nazionali e internazionali e oltre 40 selezioni ufficiali. Un film che tratta di questioni che ci toccano profondamente, lo spreco delle risorse idriche e il rapporto che abbiamo con l’ambiente e con gli altri, tutto a tempo di rap. Ero autrice e interprete anche della canzone originale, scritta con Danila Massimi e Marco Veruggio. La questione del rispetto dell’ambiente e del pianeta mi sta molto a cuore, riguarda il futuro nostro e delle future generazioni.

Qualche aneddoto per esempio sui primi incontri con produttori, colleghi, personaggi vari incontrati in ambito lavorativo?

Mi chiamò l’agenzia per un provino con Gianni Di Gregorio. Un regista del quale ho amato profondamente tutti i film. Mi mandano il ruolo da preparare, la fidanzata di Gianni , la protagonista femminile. Che bella occasione, ci tengo moltissimo. Avevo fatto già un provino con lui per il film precedente. Avevo sbagliato tutto, proprio dal buongiorno. Non volevo doppiare l’esperienza. Mi presento il giorno della convocazione. Sono carica. Entro con il piede giusto dalla porta. Si stabilisce subito un’intesa con Gianni. Sento che tutto sta filando liscio. Iniziamo a provare la scena, grande complicità ed magnetismo. Poi, stop. Ma non era questo il ruolo per cui ti avevamo convocata. L’agenzia aveva sbagliato. Brivido nella mia schiena. E adesso? Non mi daranno la parte, pensai. Però a Gianni piacqui talmente tanto che invece il ruolo fu mio. Il film era “Buoni a nulla”.

Spesso la carriera delle donne, qualsiasi ambito, è  contrastata da diverse difficoltà, luoghi comuni…È  stato così  anche per  lei?

Certo, non si fanno eccezioni. Per una donna è tutto più difficile. Anche semplicemente fare il proprio mestiere. E’ difficilissimo per un’attrice quando decidi di essere madre. E’ super difficilissimo superati i 50 anni incontrare ruoli interessanti. Da uno studio statistico fatto sul gender gap, i numeri dicono che dopo i 50 anni, i ruoli per le attrici, peraltro sempre inferiori numericamente a tutte le età, si riducono a un misero 25%. Che dire? C’è molto da fare ancora per noi donne per rompere il tetto di cristallo. Per questo scrivo.

Qualche “rivelazione” importante che vorrebbe svelare in questa intervista?Qualche “Anticipazione”  artistica per il 2024 o a cui stai lavorando?

Quest’anno è iniziato con dei riconoscimenti importanti al mio secondo film cortometraggio “SWITCH”, la Menzione Speciale al Festival Primo Piano sull’Autore e la presentazione negli Stati Uniti nel programma del Filming Italy Los Angeles Festival. Poi ho riunito insieme due mie grandi passioni, la radio e il teatro, con la diretta radiofonica su Rai Radio3 dal Teatro Stabile di Bolzano, di una bella commedia scritta appositamente da Roberto Cavosi, per i cento anni della Radio. Sto ultimando la scrittura di uno spettacolo sulla figura di Giacomo Matteotti che porterò in scena con Valentina Martino Ghiglia. A breve inizierò le riprese di un docufilm sull’amato Alberto Sordi, scritto e diretto da Igor Righetti. Ho in cantiere un nuovo progetto cinematografico con Pierluigi Di Lallo su una donna veramente eccezionale ma su questo non posso al momento dire di più. E poi, last but not least, sto lavorando ormai da quasi un anno sulla sceneggiatura di quello che sarà il mio primo lungometraggio, una storia vera ispirata dal poeta e scrittore Davide Cerullo. E qui, per arrivare a meta, la fede è tutto.

C’è qualcosa nel vissuto ad oggi che non è ancora riuscita a realizzare ma a cui tiene fortemente?

Fare un viaggio in Giappone.

Se tornasse  indietro, artisticamente, cosa non rifarebbe e cosa invece farebbe senza esitare?

Mah! Mi prendo volentieri la responsabilità delle scelte che ho fatto. Anche quelle che poi nel tempo si sono rivelate sbagliate. Si impara anche dagli errori. Non vorrei tornare indietro. E’ meglio lasciare andare. Sostanzialmente, se tornassi indietro, farei di nuovo tutto esattamente come l’ho fatto. Mi piace il punto nel quale sono adesso e mi piace la persona che sono diventata. Se cambiassi qualcosa nel passato, potrei non essere qui o non essere come sono.

Lei ha lavorato sia in Italia  sia all’estero. Quali differenze con le produzioni estere europee  ed americane, dal suo punto di vista… È  stata giurata in Festival internazionali, Egitto, Siria. Membro e docente del Theatre Institute-Unesco. Ha mai pensato di “trasferirsi” definitivamente all’estero? Pensa che le opportunità siano maggiori per gli artisti?

C’è molto rispetto e considerazione per gli artisti. Sì, c’è stato un momento della mia vita artistica, dove lavorare all’estero è stato molto gratificante. Sì, la tentazione di trasferirsi all’estero a volte è stata forte. Si lavora molto bene, con molti mezzi e con una considerazione per tutte le professioni artistiche che qui in Italia, purtroppo, si è persa.

Quanto pensa sia cambiato il mondo artistico, della cultura e spettacolo durante la pandemia ed adesso  con tutto ciò  che sta accadendo in Europa e non solo?

La Pandemia è stato un trauma. Ma molto si è mosso, proprio nel momento più buio. Ho sinceramente sperato che una simile esperienza avrebbe dato all’umanità intera una nuova consapevolezza che ci avrebbe resi tutti migliori. Beh, non mi pare che abbiamo imparato la lezione. Siamo dentro due guerre orrende con una scia di sangue e dolore infiniti .

Quanto ha influito ed influisce  l’avvento  della tecnologia? Lei ne fa un uso assiduo per esempio  lo smartphone, il PC …

Il computer lo uso molto, sì. Scrivo . Non sono molto social, però. Detesto la pratica delle app per qualsiasi cosa. Cerco di trovare il tempo per incontrare le persone o almeno parlarci telefonicamente. In treno, leggo. Non sono dipendente dal telefono, spesso mi capita di dimenticarlo a casa o di lasciarlo in modalità silenzioso e di perdere le chiamate. Sono molto rimproverata per questo.

Il lavoro la soddisfa davvero? 

Sì, anche nei momenti difficili, che ci sono sempre stati, ho sempre creduto che questo lavoro sia il mio e nessuno mi può impedire di farlo. Come diceva Kantor, “basta uno zerbino” per fare questo mestiere. Sono convinta che le persone abbiano bisogno degli artisti. L’arte è un argine alla barbarie e la luce in fondo al tunnel che ci dà speranza. Voglio essere quella speranza.

Cosa la fa stare bene  quando depone “gli attrezzi del mestiere” e torna nel confort della sua casa?

L’amore che si respira nella mia casa. Il mio compagno. Mia figlia. I miei gatti. La natura che mi circonda.

Quali valori sono importanti per Daniela?  Quali prova a trasmettere?

Non siamo soli. Imparare a guardarsi intorno e a rimboccarsi le maniche, c’è sempre tanto da fare. Siamo tutti collegati, una rete infinita di relazioni. Ogni piccola azione è importante. Se qualcuno ha bisogno, non voltarti dall’altra parte, è un tuo dovere prenderti cura di quella persona, qualunque essa sia. Non farti mai mancare il sorriso. Non avere paura. Impara a volerti bene così come sei e non smettere di perfezionarti. Cerca sempre di essere in ascolto. Rispetta e prenditi cura dei tuoi genitori. La felicità non dipende da quello che hai o non hai, è una condizione che si costruisce internamente, coltivando i tesori del cuore.

Amore, fede, patria, famiglia: quanto contano oggigiorno….una riflessione in merito?

Vorrei che contasse di più l’amore e lo dico senza retorica romantica, Amore disinteressato, come quello di un genitore per i figli. Amore e rispetto. Makiguchi, educatore e filosofo giapponese, diceva che ci sono tre modi di vivere: dipendente, quando ti affidi interamente agli altri; indipendente, quando in buona sostanza ti fai i fatti tuoi e badi solo ai tuoi interessi; e collaborativo, quando ti metti in relazione con gli altri e con i loro bisogni. Ecco, se tutti adottassero lo stile di vita collaborativo, il mondo sarebbe un paradiso terrestre, dove cesserebbero i conflitti e ogni bisogno avrebbe la cura dell’intera comunità.

Consiglierebbe ai giovani di intraprendere  la carriera  artistica?

Solo se ce l’hai nel sangue. Nulla è facile. Bisogna lottare sempre, per cui vale la pena lottare per qualcosa in cui credi. Solo così non avrai mai rimpianti e non sarai mai frustrato.

Quali sono i Sogni  che  sente di aver già  realizzato e quelli ancora nel cassetto che ha Daniela donna, artista, persona?

Tendo a svuotare sempre i cassetti. Guardo sempre avanti. Utilizzo tutto prima o poi. Se qualcosa diventa urgente, lavoro finché non la realizzo. Non importa quanto tempo ci possa volere. L’unico tempo perso è quello che ti viene sottratto, rubato, un furto molto grave perché noi tutti abbiamo un tempo limitato. Quello che dedichi alla realizzazione di un progetto, invece, è sempre un tempo prezioso, fa parte del proprio cammino e della propria crescita personale, indipendentemente dal successo. E’ la persona che conta. Come eri e come sei diventato lungo la via.

Secondo lei l’Europa,  il mondo, sono a rischio conflitto nucleare? Come si può  evitare? Gli Artisti come possono dare il loro contributo?

Gli esseri umani hanno inventato una tecnologia in grado di annientare ogni forma di vita su questo pianeta, esseri umani compresi. Non abbiamo dimostrato di essere così intelligenti. Nessun topo costruirebbe una trappola per topi, nessun pesce avvelenerebbe l’acqua dove vive. Purtroppo la bomba nucleare non si può “disinventare”. Però si può cambiare quella parte di noi che ritiene possibile e anche giusto annientare senza scrupoli chiunque sia percepito come un ostacolo. Nessuno di noi è al sicuro finché saremo sotto la minaccia nucleare. In questi giorni a Roma, fino al 18 maggio, a San Giovanni, c’è una mostra straordinaria “Senzatomica, traformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari”, che invito tutti a visitare, è gratuita e aperta tutti i giorni. E poiché faccio per la mostra la guida volontaria, chissà , potreste anche visitarla con la mia spiegazione.

La classica domanda:Come immagina il futuro?  E nel futuro  che lei immagina: Come si vede Daniela?

Non lo so, sinceramente. Non riesco a immaginarmi. Vivo il mio presente, sempre da ora in poi. Ogni giorno è un nuovo inizio. Ogni giorno una nuova partenza. Non so cosa mi aspetta e non voglio neanche saperlo. Oggi ci siamo, domani non si sa. Cerco ogni giorno di essere soddisfatta, di essermi dedicata con cura a qualcosa, di aver migliorato con un gesto o una parola la mia vita o quella di qualcun altro, di aver letto la pagina di un libro, di non smettere di sorprendermi di fronte a un tramonto.

  Nel 2023 è  stata premiata ricevendo il  “VINCE AWARD”, premio consegnato  ad artisti e personaggi  talentuosi  e meritevoli. La sua opinione?

Sinceramente, è stata una forte emozione ricevere questo importante riconoscimento legato al “merito”. I premi sono tutti importanti e riceverli è sempre una grande soddisfazione, ma questo premio ha qualcosa di diverso, non è legato a questa o quella performance, è un premio che abbraccia la vita intera di un’artista, i trionfi e le cadute, è un premio al coraggio e alla resilienza, ed è l’unico premio che oltre all’artista premia la persona, che tiene conto anche delle sue caratteristiche umane: talento, semplicità, umiltà. Sono molto grata alla giuria e al Direttore  Artistico, Francesco.

Daniela Giordano: a chi pensa di voler dire un semplice GRAZIE?

A mia madre e a mio padre. La vita è un’occasione meravigliosa. Grazie.

AD MAIORA SEMPER

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