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Maurizio D’Agostino: Attori si nasce!

LE INTERVISTE D’AUTORE A CURA DELLA GIORNALISTA CARMEN MINUTOLI 

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MAURIZIO D’AGOSTINO: Da bancario ad attore; la curiosa vita di un bravissimo Artista che quasi per caso lascia il “posto fisso” tanto caro alla maggior parte degli italiani, come ricorda Checco Zalone nel suo noto film, per avventurarsi nell’ignoto futuro di un incerto mestiere che però checché se ne dica è fra i più ambiti. E a distanza di anni possiamo dire che la scelta è stata più che soddisfacente come lo stesso Maurizio racconta. Buona lettura. CM

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Maurizio D’Agostino: attori si nasce? Lei che Attore si sente… In 3 parole…

Come diceva Totò…IO LO NACQUI.

E come semplice persona?

Molto simile al Genere umano, con tutti gli accessori di serie.

Ho sentito da qualche parte che lei ha sempre avuto un debole per Peter Pan. Ancora oggi?

Ho trovato queste poche righe che ritengo siano l’essenza del personaggio:

Peter Pan racconta il divario tra vita adulta e infanzia. Crescere equivale a perdere l’innocenza e la spensieratezza che contraddistinguono i bambini. Allo stesso tempo significa vivere nel mondo crudo e disilluso dove non si può essere felici per sempre. In fondo…un sognatore.

Come procede il vissuto artistico/lavorativo? Ovvero, dagli esordi e dai primi lavori cos’è cambiato a distanza di tempo?

Credo che il Mondo dello Spettacolo sia sempre lo stesso, considerando il mutare di usi e costumi in ogni ambito lavorativo. Siamo noi che dobbiamo adattarci ad approcci e dinamiche diverse. Una volta esisteva il provino, l’incontro con il regista, il casting…oggi è pressoché tutto “online”. Il contatto umano è molto ridotto. Almeno che non si parli di “protagonisti”, perché, talvolta, l’opera viene costruita su di loro. Ops!!!

Sottile! Bravo Maurizio. Spesso la carriera artistica è contrastata da diverse difficoltà, luoghi comuni, porte difficili da sfondare, specie per chi parte da zero e senza alcun aiuto; È stato così anche per lei? 

Giuro di sì! Come Lei sa io vengo da un mondo assolutamente all’opposto, nasco giovane bancario. Grazie a GASTONE MOSCHIN, Gigante del Cinema e del Teatro Italiano, conosciuto in banca, e grazie anche all’indimenticato e Straordinario Attore Mario Maranzana, che considero i miei Maestri, mi sono sempre più appassionato a questo mondo fino a…mollare tutto il resto.

Adesso pensa che la “gavetta” è finalmente superata?

No. Per quanto mi riguarda credo che ci sia ancora da lavorare, da scalare.

Ha qualche “rivelazione” importante che ha voglia di svelare in questa intervista? Qualche “Anticipazione” artistica a cui sta lavorando? 

Vediamo l‘evolversi di alcune situazioni. (Cinema, teatro)

Progetti passati e recenti: C’è qualcosa nel vissuto ad oggi che non è ancora riuscito a realizzare ma a cui tiene fortemente? O meglio, quali sono i Sogni che sente di aver già realizzato e quelli ancora nel cassetto?

Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi attori ed attrici. Sono stato il papà di Elio Germano, un Cardinale, un mafioso ed un Medico per Franco Nero in 3 film diversi, il Portiere della casa dove abitava Sophia Loren (simpaticissima, abbiamo scherzato e parlato tutta la mattina, in napoletano), il marito di Catherine Spaak (una delicata Gran Signora), un fastidioso passeggero di Crociera con Gigi Proietti (Maestro ineguagliabile) ecc. Sono stato diretto da Michele Placido, Alberto Ferrari, Gianluca Tavarelli, Cinzia TH Torrini, Claudio Norza, Tiziana Aristarco, Mauro Mancini. Giovanni Anfuso… Il mio sogno credo sia il sogno di ogni Attore. Pur essendo ormai ‘plurimaggiorenne’ sarei felice capitasse l’Occasione Giusta, che non credo ci sia bisogno di spiegare…

Se tornasse indietro, artisticamente, cosa non rifarebbe e cosa invece farebbe senza esitare?

Certo ho una mia classifica di Gradimento…ma rifarei tutto quello che ho fatto.

Quali valori sono importanti per Maurizio? Quali prova a trasmettere?

L’Etica professionale”. Significa affrontare il proprio lavoro nella maniera migliore con la massima disponibilità e con il massimo rispetto e spirito di collaborazione con i colleghi, il tutto per il raggiungimento del miglior risultato…salvo incidenti di percorso.

Vuole raccontare qualche aneddoto per esempio sui primi incontri con produttori, colleghi, personaggi vari incontrati in ambito lavorativo avvenuti in passato o anche recentemente? 

Rosario (Argentina), Tournèe Teatrale con “La ragione degli altri” di Pirandello, Regia di Giovanni Anfuso. In un intenso momento drammatico e commovente con mia figlia dovevo dirle “Sei cresciuta senza mamma, figlia mia…” invece mi uscì “Sei cresciuta senza maglia figlia mia…”, momenti drammatici, ci veniva da ridere ma siamo riusciti ad andare avanti. E’ vero che eravamo in Argentina, ma è un Paese dove l’italiano se non è parlato è comunque compreso quasi da tutti.

Catherine Spaak, Franco Nero, Gastone Moschin, Gigi Proietti. Incontri importanti nel corso della carriera cine/Tv. Che impressione ha di loro e cosa le hanno trasmesso?

Saper recitare è un dono della natura. Così come saper dipingere, suonare uno strumento. Ho sempre detto, con leggerezza, che l’attore è un portatore sano di un disturbo neurologico; il desiderio, la necessità di uscire da sé stessi ed interpretare altri credo sia talvolta inconsciamente compulsivo. Ovviamente il tutto visto in chiave positiva. Questi splendidi Attori mi hanno trasmesso l’amore per questo mestiere, con tutte le sue problematiche.

Una Carriera in crescendo fra Cinema, Teatro Tv. Nel 2010 in particolare è diretto da Michele Placido in “Vallanzasca” e da Pasquale Squitieri in “Father”. Ci racconta?

Due straordinari Registi come dire “sanguigni”. Bisogna essere attenti e resilienti. Sono gentili, delicati ma anche severi ed intransigenti. (sembra una poesia ma mi è uscita così senza volerlo).

Il film e/o il ruolo che le ha dato più soddisfazioni ad oggi?

Sono molto affezionato ad una clip, “La razionalità”, del gruppo musicale “Velvet” (vinse il premio PIVI come miglior video del 2013) che girai con Giulia Bevilacqua.  E per ultimo è stato molto divertente fare un fasullo sacerdote in “Rocco Schiavone”.

Cinema, Tv, Teatro; quale sente più vicino al suo talento?

In Teatro sei senza rete, la scena non si ripete, deve solo andare bene. Questo aspetto mi spaventa e mi affascina.

Le storie di italiani noti raccontati e prodotti da stranieri, esempio House of Gucci, Ferrari… La sua opinione?

Ottimi prodotti, grandi mezzi, grandi attori, grandi registi; ma non c’è l’anima Italiana.

Il Cinema, il Teatro, la Tv: a suo parere hanno ancora un pubblico di appassionati?

Per me sì, sono tre opzioni che offrono prodotti diversi ma ugualmente interessanti. 

Quali differenze nota nel sistema cinematografico ed artistico in genere tra le produzioni italiane ed estere? Avrebbe voluto “trasferirsi” per cercare altre opportunità?

Ci siamo inventati in momenti bui della nostra storia, dal dopo guerra sino ai primi anni’50, in campo cinematografico, il Neorealismo con registi come Rossellini, Visconti, De Sica. Con pochi mezzi facevano dei capolavori. Ancora oggi, anche se in maniera meno evidente, la differenza sta nei capitali investiti che consentono di produrre senza difficoltà i noti colossal. Certo ci sono attori, registi, autori eccellenti. Però…non mi sarei trasferito all’estero.

Il lavoro degli Artisti, oggi, quanto è importante per la Società civile, specie post pandemia che ha “stravolto le certezze” di molti e il vivere quotidiano anche con gli avvenimenti internazionali più recenti?

In sintesi: l’artista, in qualunque campo, con la sua opera manda messaggi che hanno valenza universale…

Quanto ha influito secondo lei, ed influisce l’avvento della tecnologia? In generale e nella quotidianità? Lei quanto uso ne fa?

Mi sento talvolta ostaggio del computer, del cellulare, della stampante. Non sono missili con testate nucleari, ma delle volte mi sembrano strumenti che vivano di vita propria per creare ansia nell’umano…

Oggi va di moda il tema sulla Intelligenza Artificiale applicata ovunque, quindi anche nel campo artistico e il Cinema sembra non sarà risparmiato; la sua opinione in merito?

L’A.I., come va di moda chiamarla, creata dall’uomo temo possa rivoltarsi contro l’uomo stesso che l’ha creata. Fantascienza(?)

Gli scioperi di questi anni e le “rivolte” di tanti artisti sia in Italia sia all’estero, specie dei doppiatori, cosa ne pensa?

Le trovo giuste rivendicazioni sociali che valgono per tutte le categorie lavorative.

Maurizio D’Agostino premiato con il VinceAward

Lei è un “Vince Award” ovvero ha ricevuto il prestigioso Premio Vincenzo Crocitti International. Vuole dire qualcosa in merito?

Ne vado molto fiero, non mi aspettavo assolutamente che qualcuno potesse accorgersi del mio lavoro. E’ stato molto bello. Devo ringraziare Francesco, ideatore e Direttore Artistico  e Generale del Premio Vincenzo Crocitti, che con la sua Tenacia e Cultura dello Spettacolo mi ha stanato portandomi alla ribalta.

Prima di fare l’attore lei lavorava in banca…Se non avesse fatto l’attore, avrebbe continuato in quella professione?

Onestamente non saprei dire. Però già immaginavo di scavare un tunnel…

– Ahah Ahah Ahah. Troppo simpatico Maurizio! La classica domanda: Come immagina il futuro? E nel “futuro” che immagina…chi è D’Agostino?

uno, nessuno e centomila. Ho scomodato Pirandello perché sono uno di quegli attori riconoscibile ma non subito inquadrabile. Avendo fatto più cose ma non, ad esempio, una lunga serie con un personaggio fisso, mi fermano e mi chiedono se andavamo a scuola insieme, se abitavamo nello stesso quartiere…allora cerco con modestia ed umiltà di portarli al film, alla fiction o alla commedia dove effettivamente mi avrebbero potuto vedere.  Nel futuro confermo: uno, nessuno e centomila.

Le origini, la propria terra, l’amicizia, la famiglia, la fede, l’amore… cosa sono per lei? 

Importanti punti di riferimento; sono le coordinate che ci consentono di vivere.

Maurizio, qual’è  la domanda  che nessuno le ha ha mai fatto e che avrebbe voluto  le fosse rivolta? 

Come hai scoperto questa passione.

.…e cosa risponde….

Erano i tempi della banca, ed un collega LUIGI AMENDOLA mi chiese se mi sarebbe piaciuto recitare. Risposi che non ci pensavo proprio. Ed invece da lì partì tutto. Lui scriveva e, col tempo, diventammo un po’ “il braccio e la mente” ed iniziammo a “fare teatro” con l’aiuto di Gastone Moschin e Mario Maranzana. Era uno scrittore straordinario, tra l’altro Premio Montale 1986…per me un Fratello. Purtroppo è mancato troppo presto.

Maurizio D’Agostino: a chi pensa di voler dire un semplice GRAZIE?

A chi mi vuole bene.

Ringrazio per le risposte alle tante domande Maurizio, Ad Maiora. CM

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Intervista concessa in esclusiva da Maurizio D’Agostino a Carmen Minutoli. Riutilizzo consentito citando autrice_CM e Fonti pubblicazione. 

Fonte_Cinepress 

 

 

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