Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

Challengers: la recensione di Martina Corvaia

Mike Faist, Zendaya e Josh O'Connor in Challengers (Credits: Warner Bros Pictures)

Challengers, la recensione del film di Luca Guadagnino con Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist

Due anni fa Bones and All turbava e inorridiva la 79ª edizione del Festival di Venezia per il cannibalismo romantico tra Lee e Maren (Timothée Chalamet e Taylor Russell) protagonista della pellicola. Intollerabile, sconvolgente. Un film che aveva fatto parecchio discutere. Tornando indietro ancora qualche anno, c’è un altro film-scandalo che aveva suscitato un tale imbarazzo per una scena particolare ‒ a sfondo sessuale, si intenda bene ‒ da ragionarne a lungo. Stiamo parlando di Call me by your name (Chiamami col tuo nome in italiano, 2017), con personaggio principale di nuovo Timothée Chalamet, a cui si aggiunge la miniserie tv We are Who We Are (2020), troppo sottovalutata ma ricca di spunti riflessivi. Audiovisivi che parlano d’amore: dolce in accezione inedita, omosessuale, eterosessuale, universale in summa. Il regista è lo stesso e ad oggi è una delle firme più importanti del cinema italiano contemporaneo: Luca Guadagnino, modesto e forse un tantino altezzoso nel modo di fare cinema, affascinate e complesso allo stesso tempo. Una vanità registica ben percettibile in Challengers, che l’ultimo Festival di Venezia ha annullato come film d’apertura fuori concorso causa sciopero dei sindacati degli attori.

Challengers è una luce brillante nell’esigua filmografia del regista palermitano. Guadagnino è uno di quei registi che non si è fatto mancare nulla: alle prime armi è inciampato, per riprendersi con una forza d’urto impressionante, regalandoci un successo di pubblico dopo l’altro. Challengers rappresenta una perla preziosa, di un colore diverso, un tesoro lucente custodito per tanto tempo. È il suo colpo di scena, letteralmente. Distanziandosi dai movies girati fino adesso, quasi a pensare se realmente ci sia lui dietro la macchina da presa. Ed ecco che all’improvviso tutto cambia: i rallenty, la musica assordante ‒ uguale in tanti frame, a tratti disturbante per qualcuno ‒ i primi piani, le soggettive, le inquadrature dall’alto a videogioco. Certo, l’amore rimane una costante nei suoi film e in Challengers se ne parla in ogni filo narrativo. Soprattutto nel ménage à trois che si crea tra Tashi Duncan (Zendaya), Patrick Zweig (Josh O’Connor) e Art Donaldson (Mike Faist).

La storia è molto semplice: Tashi Duncan è un ex prodigio del tennis mondiale che diventa allenatrice del marito Art dopo un grave infortunio al ginocchio sul campo. Tutto si complica quando al Challenger Tour partecipa il suo ex fidanzato Patrick, che le propone di diventare sua coach per battere lo storico amico Art nello scontro decisivo. Due migliori amici che giocano la stessa partita per una donna. La stessa. Da sempre. Un triangolo amoroso che oscilla tra un diritto, un rovescio e uno smash colpiti dalla racchetta giusto il tempo di una partita agognata. Prima uno e poi l’altro. Al centro seduta in prima fila Tashi che con i suoi occhiali da sole scuri osserva i due amanti competere per lei. Alti e bassi, come le fasi di un match e di un rapporto apparentemente superficiale ma profondamente romantico. Tra un tiro e l’altro il desiderio aumenta, si spegne, si respinge, si riaccende nello schermo della macchina da presa. È Tashi a muovere i fili dei suoi burattini, a detenere il potere nella relazione ambigua tra i due passatempi preferiti. Ma chi ne esce vittorioso in questo gioco seduttivo? Ci sono eroi in Challengers?

Aspettate il finale per capirlo. Occhi su Zendaya, la scena è tutta sua. Ottima scelta quella di Luca Guadagnino.

VOTO: 8.5/10

Martina Corvaia

Challengers locandina film (Credits: Warner Bros. Pictures)
Challengers locandina film (Credits: Warner Bros. Pictures)

Potrebbero interessarti

Cinema

A Hollywood rischia di bloccarsi tutto

Dopo gli sceneggiatori anche il sindacato degli attori non si è messo d’accordo con gli studios sul contratto La trattativa
Cinema

Il Premio Cipputi 2023 al film Il supplente di Diego Lerman

Va al film Il supplente di Diego Lerman, racconto della difficile esperienza di un insegnante nella periferia di Buenos Aires,